Sinisa Mihajlovic è morto ieri a Roma alla clinica Paideia, da domenica scorsa era ricoverato in seguito a complicazioni legate alla leucemia acuta che lo aveva colpito già dal 2019.

Appena la notizia si è diffusa CI sono state tantissime reazioni di cordoglio che piangono l’uomo, l’amico, l’esempio, prima ancora che il giocatore e l’allenatore.

Tra le tante testimonianze, una delle più significative per descrivere bene chi era Sinisa Mihalovic è quella dell’ex Presidente della S.S. Lazio Sergio Cragnotti come l’ha raccontata a repubblica.it:

“Un grande dolore, grande. Aveva solo 53 anni, era giovane. E poi era diventato nonno da poco, ricordo bene il suo amore per la moglie Arianna e i figli, una famiglia meravigliosa. Mando un abbraccio forte a tutti loro”.

Era l’estate del ’98, lei era presidente di una Lazio che stava crescendo.
“Avevamo appena perso la finale di Coppa Uefa con l’Inter, Roberto Mancini venne da me e mi disse che per fare il salto di qualità, per acquisire la mentalità vincente che serviva, dovevamo portare alla Lazio un leader. Ma non uno qualsiasi, mi indicò proprio Sinisa Mihajlovic. Seguii il suo consiglio”.

E infatti arrivò la Coppa delle Coppe l’anno dopo, poi la Supercoppa europea e lo scudetto nel 2000.
“Trasferimmo gran parte della Sampdoria nella Lazio, in pratica. Dopo Eriksson e Mancini, anche Veron, Lombardo, più altre figure dello staff tecnico e medico. E appunto Mihajlovic. Prima di lui, la Lazio era troppo provinciale, legata all’ossessione del derby. Con Mancini e Sinisa cambiò la mentalità, i progetti ambiziosi si concretizzarono. Lui, Mihajlovic, era un leader nello spogliatoio, sapeva trasmettere il suo carattere ai compagni più fragili e ai giovani. Ero sicuro sarebbe diventato un grande allenatore, infatti”.